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Il marketing ha sempre fatto parte della vita quotidiana delle persone, anche quando queste non sapevano nemmeno che un giorno sarebbe diventata una vera e propria disciplina scientifica studiata nelle università di tutto il mondo.

Sin dai tempi antichi, in quelli che venivano comunemente chiamati dagli antichi Romani i termopolium, venivano utilizzate tecniche che ad oggi possiamo assimilare al marketing. Un tempo per rappresentare una bottega o un ristorante si utilizzavano i mosaici a terra che indicavano la presenza di un luogo piuttosto che di un altro.

Ad oggi, con la stampa, non abbiamo più bisogno di costruire a terra delle vere e proprie opere d’arte, ma bastano le insegne e i menù fuori alla porta. Infatti non basta più offrire buon cibo acquistato all’ingrosso come in un cash & carry, ma bisogna saper sfruttare tutto ciò che si ha a disposizione.

Come creare il menù di un ristorante

Un menù di un ristorante non è solo una lista dove il cliente può scegliere il piatto da ordinare, ma anche e soprattutto, uno strumento delle neuroscienze per far ordinare uno o più prodotti particolari al cliente. I menù dei ristoranti vengono stampati applicando trucchi e segreti del marketing che, volontariamente, sfruttano il neuromarketing per attirare più clienti.

Come creare un menù di un ristorante non è una cosa banale che tutti possono fare senza aver almeno una volta studiato il marketing della ristorazione o essere esperti di neuromarketing o di GDO. La creazione, l’ideazione e lo sviluppo, richiedono attenzione e cura nei particolari.

Non c’è bisogno di dire che l’antipasto va prima dei primi piatti e dei secondi piatti o dei dessert, ecco quindi i cinque trucchi e segreti usati nelle strategie di marketing per creare il menù dei ristoranti.

#1 Tipo di Font e grandezza

Quando si tratta di leggere, che sia una cartina, un sito di divulgazione come Gdo Italiana o un libro, è molto importante la grandezza e la tipologia di font utilizzato. Questo vale soprattutto nei menù dei ristoranti che devono essere ben leggibili ed immediatamente comprensibili.

Se dovessimo utilizzare un font con molte grazie o elaborato a tal punto che i nostri clienti facciano fatica a leggere anche il più semplice piatto o persino il nome stesso del ristorante, non può che andar a discapito del nostro ristorante. Un carattere elaborato è estremamente controproducente visto che l’intento del menù deve essere quello di attirare il cliente (quando viene esposto fuori il locale) e di renderlo quasi totalmente autonomo nella scelta del piatto.

Anche se il corsivo elaborato può attirare l’attenzione del consumatore, allo stesso tempo può rendere complicata la lettura. Due soluzioni sono o un carattere tondo con linee dolci e sinuose oppure un carattere forte, con linee decise e senza troppe grazie.

La grandezza del carattere è inoltre decisiva per rendere unico e piacevole i menù dei ristoranti. Come ci si può aspettare non deve essere ne troppo grande ne troppo piccolo. Il nostro consiglio è quello di variare persino con le grandezze e gli stili come il bold e il corsivo standard in base alla sezione del menù.

Una dimensione del carattere, secondo noi, deve essere tra i 14 e i 16 per la portata principale, mentre per gli ingredienti ci si può tenere tra i 10 e i 12. Anche l’interlinea è importante e noi consigliamo almeno 1.5 di interlinea.

Se vi assilla la domanda “Quale font scegliere per il menù del ristorante?

Ecco quali font usare per il menù del ristorante:

  • Arial Classico
  • Lora
  • Calibri
  • Montserrat

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#2 Nomi stravaganti e posizione dei piatti

I nomi dei piatti non deve essere banale ma allo stesso modo non deve essere impossibile da comprendere. I nomi possono essere originali e unici, oppure classici ma esperienziali.

Un banale esempio che possiamo fare per i nomi dei piatti nei menù dei ristoranti è la pizza provola e speck. Possiamo tranquillamente chiamarla “Pizza Provola e Speck” nel nostro menù, cosa che effettivamente non lascia spazio all’immaginazione ma possiamo sfruttare la fantasia e chiamarla “La Tirolese” oppure “La Trentina” e così via.

La disposizione dei piatti è inoltre molto importante. Possiamo fare un banale esempio di prezzi e primi piatti. Per attirare maggiormente l’attenzione sui piatti più richiesti basterà metterli centrali. A differenza del classico esempio dei menù dei fast food dove si ha il menù di base ad un prezzo basso e poi via via si inizia a scalare, nel caso dei ristoranti si può ottenere lo stesso effetto ma disponendoli al contrario.

Oltre a questo è bene ricordare la possibilità di mettere un piatto più in evidenza di un altro. Basterà semplicemente metterlo in grassetto oppure aggiungerci la dicitura “il più richiesto” oppure “consiglio dello chef” o ancora “specialità della casa

Esempio della disposizione dei piatti nel menù di un ristorante:

  • Ravioli di crostacei con burro e salvia – 20€
  • Spaghetti vongole e bottarga di Muggine (Specialità dello chef) – 16€ 
  • Spaghetto allo scoglio – 12€

#3 Descrizione dei piatti

Questo è un punto molto dolente per moltissimi ristoratori. Molto spesso si lascia al cliente la possibilità di immaginare il piatto finito, trascurando apertamente la descrizione del piatto. È vero che al piatto semplice Spaghetti al pomodoro non servirebbe nient’altro che il nome, ma è anche vero che la descrizione reale del piatto attraverso gli ingredienti lo renderebbe indubbiamente molto più attraente.

Seguendo la linea dello Spaghetto al pomodoro, un must che molto spesso non è nemmeno presente all’interno dei menù per la sua semplicità basterebbe utilizzare una descrizione per renderlo più accattivante. Visto così uno spaghetto del genere non attirerebbe nessuno, ma con una descrizione articolata con ingredienti effettivamente particolari lo trasformerebbe in un piatto unico.

Indicare poi la provenienza degli ingredienti è una cosa fondamentale perché questo genera alto gradimento nel consumatore. Leggere che una carne sia italiana o argentina oppure che un formaggio provenga dalla Francia o che il cioccolato provenga dalla Svizzera, rende il cliente ancora più entusiasta della propria scelta.

Il motivo non sta però solamente nell’invogliare il cliente a prendere un determinato piatto, ma anche a rassicurarlo che l’ingrediente utilizzato provenga effettivamente dalle zone più consone.

Un esempio potrebbe essere: Spaghetto di grano duro condito con sugo di pelati (variante) e olio Evo del frantoio Az. Agricola della bassa Calabria.

#4 Menù dei ristoranti: i colori

I colori sono molto importanti, ma non possono essere standardizzati per tutte le tipologie di ristoranti. Ciò che per tutti i locali vale è che lo sfondo del menù deve essere sicuramente in contrasto deciso con il testo e con i simboli utilizzati.

Inoltre alcuni colori utilizzati per testi o per icone (come ad esempio la foglia che indica il bio o il vegano oppure la fiamma o il peperoncino che indicano quanto è piccante un piatto) sono decisivi nella scelta del piatto. Se si vuole parlare di prodotto vegetale, biologico o vegano e si vuole utilizzare come icona una foglia allora è bene mettere questa in evidenza con il colore verde. La densità del colore si baserà sullo sfondo del menù.

Stessa cosa vale quando si utilizza una fiamma. In questo caso si può scegliere un singolo colore, come il rosso, oppure più colori che vanno da una tonalità più bassa fino ad un rosso bordeaux o un nero, per indicare la piccantezza del peperoncino utilizzato o del piatto stesso.

Per lo sfondo, come dicevamo prima, non si può generalizzare per ogni ristorante, ma bisogna capire quel è la tipologia.

Esempi di colori per lo sfondo di un menù:

  • Ristorante di lusso: giallo o bianco
  • Griglieria/Braceria: Nero o giallo ocra
  • Pizzeria: Bianco o arancione chiaro

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#5 Prezzi a regola d’arte

I prezzi devono essere chiari e definiti per dare la possibilità al cliente di leggerli. Ma questo non significa che la disposizione debba essere per forza in colonna. Molti ristoratori, erroneamente, indicano al lato del piatto, in una colonna a parte, il prezzo del piatto.

Questo rende individuabile il prezzo in pochi attimi e per questo motivo il cliente sarà molto più propenso a scegliere un piatto poco costoso. Per evitare questo problema basterà far seguire il prezzo al nome del piatto.

È vero che è molto più vicino al piatto a cui fa riferimento, ma almeno non è in linea diretta con il testo. In alcune occasioni, i ristoratori decidono persino di non allinearlo con il nome del piatto, bensì poco più basso con la descrizione. Naturalmente il prezzo deve essere sempre inserito e deve essere direttamente collegato al piatto a cui fa riferimento, senza mai approcciarsi a tecniche particolari o all’omissione di tale indicazione.

Una tecnica molto particolare e molto discussa è l’utilizzo menù del ristorante senza prezzi. Questa tecnica è possibile solo con determinati accorgimenti particolari e in alcune occasioni, è capitato che il ristorante fosse stato accusato di sessismo, questo perché il menù senza prezzi è stato lasciato alla commensale di sesso femminile mentre, il menù con i vari prezzi delle pietanze, al commensale di sesso maschile.

Questa tecnica è poco utilizzata e anche sconsigliata, ma applicata da alcuni ristoranti di lusso.